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Soffrirai di depressione post-partum? Te lo dice un test.

In media una donna su sette, il 13%-15%, soffre di depressione post-partum. Un dato molto alto rispetto a quanto si pensava un tempo. La buona notizia è che gli strumenti per prevederla e contrastarla ci sono, e da oggi ce n’è uno in più: si è scoperto, infatti, che bassi livelli di ossitocina, l’ormone dell’amore, comportano un rischio maggiore di sviluppare il disturbo.
A rivelarlo, è uno studio della University of Virginia pubblicato sulla rivista Frontiers in Genetics. Per arrivare a questo risultato, i ricercatori hanno analizzato 14.541 gravidanze avvenute fra l’aprile 1991 e il dicembre 1992, confrontando campioni di sangue (prelevati nel corso della 7a e della 41a settimana) di donne che a distanza di tempo si sono ammalate di depressione e di altre che non l’hanno sviluppata.
Si tratta di uno studio molto interessante, anche per il numero di gravidanze prese in esame. Un livello basso di ossitocina si aggiunge così ad altri fattori che ci aiutano a comprendere se una donna rischia di sviluppare depressione oppure no”, dice Claudio Mencacci, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze, Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli di Milano. “L’ossitocina era già nota per il ruolo svolto, ad esempio, nell’attaccamento mamma-bambino e nella sfera emotiva in generale. Non è, però, solo dal dosaggio di questo ormone che si può capire se una donna soffrirà di depressione. Bisogna tener conto anche di altri elementi, tra cui una storia pregressa del disturbo e la famigliarità. Se la depressione è già stata diagnosticata in passato o in famiglia c’è qualcuno che ne soffre, infatti, è meglio stare in guardia: sommando questi due fattori la percentuale di rischio è già del 50%”, dice l’esperto.
Altri elementi che possono incidere sono: una relazione difficoltosa con il partner, una gravidanza non programmata, eventi di vita particolarmente stressanti, un intervallo troppo breve tra un figlio e l’altro, difficoltà economico-sociali, ma anche vulnerabilità ormonale (ad esempio se si soffre di sindrome premestruale o se l’utilizzo della pillola anticoncezionale porta una marcata sensibilità umorale). Pure il baby blues, lo stato di malinconia che molte neomamme sperimentano subito dopo la nascita del bambino, rappresenta un fattore di rischio: il 20% di chi ne soffre sviluppa successivamente una forma depressiva.
Insomma, prevenire si può, basandosi sulle conoscenze a nostra disposizione. “Oggi si sa che sulla depressione post-partum possono incidere fattori biologici, sociali, relazionali e ambientali”, dice Mencacci. “Per questo il medico, il ginecologo, lo psichiatra (nel caso la mamma sia in cura già prima della gravidanza) e la medicina in generale dovrebbero monitorare le situazioni a rischio”.
Per la donna è molto importante sapere di poter chiedere aiuto, in caso di bisogno, agli esperti ma anche al partner. “Questi gioca un ruolo fondamentale: la vicinanza e un buon rapporto di coppia sono importanti per il suo benessere. Contatto fisico, abbracci e carezze, tra l’altro, hanno un effetto positivo anche sulla produzione di questo prezioso ormone dell’amore che è l’ossitocina”.
Michela Crippa
(l’articolo originale è consultabile su QuiMamme.it)

7 Ottobre 2015

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