Rilanciamo un articolo di Salute24 sulle neo mamme che tornano a lavoro.
Le neomamme che lavorano sono più in salute, hanno meno problemi di depressione e riescono a seguire meglio i figli rispetto alle mamme che rimangono in casa appositamente per stare con i bambini. È quanto emerge da uno studio pubblicato sul Journal of Family Psychology da un gruppo di ricercatori della University of North Carolina (Usa) guidati da Cheril Buehler che per 10 anni hanno seguito 1300 donne alle prese con pannolini e pappe.
Se le mamme lavoratrici a tempo pieno e quelle a tempo parziale godono di una migliore salute mentale e fisica rispetto alle mamme casalinghe, si legge nello studio, quelle che però riescono a seguire al meglio i piccoli sono le lavoratrici part-time: queste ultime, infatti, a differenza delle neomamme che rimangono a casa, riescono a trarre il giusto giovamento dal proprio lavoro senza, però, sottrarre eccessivo tempo alla cura della prole, come invece accade alle mamme che lavorano full-time e che quindi trascorrono molte ore fuori casa.
Del campione esaminato, 1 donna su 4 era lavorava a tempo parziale e trascorreva da 1 a 32 ore fuori casa ogni settimana a seconda dell’età del bambino: dallo studio è emerso che le lavoratrici «parziali» si interessano delle attività pomeridiane dei bambini – dai giochi ai compiti a casa – molto più delle lavoratrici full-time, e trascorrono con i piccoli la stessa quantità di tempo delle mamme casalinghe, ma in modo qualitativamente migliore.
«I datori di lavoro tendono a utilizzare il lavoro part-time come una strategia di risparmio e spesso considerano i lavoratori a tempo parziale come non degni di investimento e di avanzamenti di carriera – spiega Marion O’Brien, coautrice dello studio -. Dal nostro studio emerge che il lavoro part-time sembra contribuire al mantenimento del benessere familiare. Probabilmente molte madri – e anche molti padri – lo sceglierebbero, se venisse riconosciuto dai datori di lavoro come un legittimo approccio per la costruzione di una carriera mantenendo, allo stesso tempo, una vita familiare serena».
(Fonte: Salute24)
La ricerca Studio sull’effetto del COVID-19 sul benessere delle donne dopo il parto promossa della Sapienza Università di Roma si propone di esplorare l’impatto dello stress da COVID-19 sul benessere delle donne nei sei mesi successivi al parto.
Durante la gravidanza e dopo la nascita del bebè può succedere di soffrire di ansia o depressione. Disturbi che, se non trascurati, possono essere risolti. Ma solo chiedendo aiuto. Per il benessere della mamma e del suo bambino.
Intervistata di recente, Alanis Morissette ha confessato di aver sofferto di diversi aborti spontanei e di depressione post-partum. La cantautrice canadese, a 45 anni, è in attesa del terzo figlio, fortemente desiderato.
No, fare un figlio non è una battuta d’arresto. Al contrario, è un’assenza che migliora le competenze e permette di acquisirne di nuove, indispensabili al mercato del lavoro. Alcune aziende, in Italia, lo hanno già capito. Ecco perché conviene, oggi, adottare una nuova cultura del lavoro dalla parte delle mamme