Umore basso, perdita di interesse, problemi del sonno… Quando compaiono i sintomi depressivi l’ultima cosa da fare è isolarsi e cercare di nascondere il proprio disagio sperando che passi spontaneamente: parlarne e chiedere aiuto è invece importante. Perché il disturbo può essere affrontato e curato
“Durante i 9 mesi, il disturbo può manifestarsi con tristezza, irritabilità, senso di agitazione e di inadeguatezza, disturbi del sonno e dell’appetito e difficoltà di concentrazione”, spiega Claudio Mencacci.
“Nel post-partum, invece, la depressione compare di solito a distanza di qualche mese dalla nascita del bambino, più spesso intorno al quarto o il quinto mese, al contrario del baby blues che si presenta nei giorni successivi al parto. Il disturbo, poi, si protrae per almeno due settimane e si manifesta con umore depresso, perdita di interesse verso le abituali attività, iperattività (o al contrario letargia), affaticabilità, disturbi del sonno, sensi di colpa, bassa autostima e senso di inadeguatezza nello svolgere il proprio ruolo di mamma”.
“Sono quelle cui è già stata diagnosticata in passato o quelle che hanno una familiarità”, dice Mencacci. “Altri fattori di rischio sono una gravidanza non programmata, un intervallo troppo breve tra un figlio e l’altro, una relazione problematica con il partner, difficoltà economico-sociali, eventi di vita stressanti e vulnerabilità ormonale (per esempio se si soffre di forte sindrome premestruale o di marcata sensibilità umorale in seguito all’uso di pillola anticoncezionale)”.
“Il trattamento dei disturbi depressivi si basa sui farmaci e sulla psicoterapia. Se si è già in cura quando ci si accorge di aspettare un bambino bisogna innanzitutto evitare di sospendere il trattamento farmacologico di propria iniziativa e seguire sempre le indicazioni dello specialista, sia in gravidanza che durante l’allattamento”, dice Claudio Mencacci. “I rischi per il neonato legati all’interruzione dei farmaci e all’esposizione a un nuovo episodio depressivo durante la gravidanza sono maggiori rispetto ai potenziali effetti collaterali di un antidepressivo. Ovviamente, prima di iniziare il percorso è essenziale la valutazione da parte dello specialista”.
“Un buon punto di riferimento è rappresentato dai consultori presenti sul territorio. In molte regioni italiane, poi, si sono costituiti gruppi che hanno attivato progetti di screening: da tempo Onda, Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna, ha lanciato la campagna ‘Un sorriso per le mamme’ proprio per dare ascolto a quante si trovano a vivere questa difficile condizione”. Sul portale www.depressionepostpartum.it si possono trovare tanti consigli utili e l’elenco aggiornato dei centri e delle associazioni italiani specializzati nel trattamento.
Poter contare sul partner e sulla propria cerchia di famigliari e amici è fondamentale, ma in caso di vera e propria depressione è sempre necessario rivolgersi a uno specialista.
Da Dolceattesa.com e www.claudiomencacci.it
La ricerca Studio sull’effetto del COVID-19 sul benessere delle donne dopo il parto promossa della Sapienza Università di Roma si propone di esplorare l’impatto dello stress da COVID-19 sul benessere delle donne nei sei mesi successivi al parto.
Durante la gravidanza e dopo la nascita del bebè può succedere di soffrire di ansia o depressione. Disturbi che, se non trascurati, possono essere risolti. Ma solo chiedendo aiuto. Per il benessere della mamma e del suo bambino.
Intervistata di recente, Alanis Morissette ha confessato di aver sofferto di diversi aborti spontanei e di depressione post-partum. La cantautrice canadese, a 45 anni, è in attesa del terzo figlio, fortemente desiderato.
No, fare un figlio non è una battuta d’arresto. Al contrario, è un’assenza che migliora le competenze e permette di acquisirne di nuove, indispensabili al mercato del lavoro. Alcune aziende, in Italia, lo hanno già capito. Ecco perché conviene, oggi, adottare una nuova cultura del lavoro dalla parte delle mamme