«Lo lascio piangere nella culla mentre io mi alieno sul divano». «Mi sento vuota e mi sembra di non riuscire ad amarla». Sono le voci delle neomamme che attraverso i forum chiedono aiuto. Perché soffrono di depressione post partum. Un problema spesso sottovalutato, tanto che gli esperti Usa hanno elaborato linee guida per riconoscerlo tempestivamente.
«È normale provare un po’ di malinconia e avere la lacrima facile nei primi giorni dopo il parto» spiega Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento neuroscienze e salute mentale e del Centro psiche donna del Fatebenefratelli- Oftalmico di Milano. «È il cosiddetto baby blues, legato alle fisiologiche fluttuazioni degli ormoni. Due donne su dieci però hanno addirittura un crollo del tono dell’umore e crisi d’ansia: se questi disturbi perdurano oltre tre settimane dopo la nascita del bambino può trattarsi di depressione post partum.
Per ora non sono chiari i meccanismi. Si sa però che in cinque casi su dieci c’è un familiare che soffre di depressione. E, nell’altra metà dei casi, c’è già stato un precedente col primo figlio. «Sono stati individuati dei segnali ben precisi, sia in gravidanza sia dopo il parto» aggiunge l’esperto. «Se la mamma non riesce a capire da sola che qualcosa non va, è importante che il partner o le persone care sappiano riconoscere il problema al più presto per aiutare la donna a ritrovare la serenità con la terapia più adatta. Che non è sempre farmacologica: a volte basta la psicoterapia o la vicinanza della famiglia».
Ti senti inadeguata È normale se, al ritorno a casa dopo il parto, ti sembra di non riuscire a prenderti cura del tuo bimbo. In genere, però, nel giro di poco tempo impari a capire i suoi pianti, a riconoscere se ha fame o ha sonno. Può trattarsi invece di depressione post partum se a distanza di due settimane dalla nascita basta il pensiero di dovergli cambiare il pannolino per causarti uno stato di agitazione. Tanto da dover delegare ad altri.
Ti trascuri Ci sta che torni a casa dall’ospedale e ti senti come su una giostra. È solo questione di giorni: poi riesci a trovare il tempo per te. Non va bene, invece, se a distanza di quasi un mese dal parto ti trascuri, riesci a malapena a infilarti una tuta e non presti attenzione all’igiene e all’abbigliamento del piccolo.
Si è isolata Di solito è la mamma stessa, dopo i primi giorni di caos, a trovare gli orari migliori per fare due chiacchiere per telefono o per incontrare amiche e parenti. E, tempo permettendo, a desiderare di portare a spasso il suo bimbo. Se invece ogni scusa è buona per restare a casa e non vuole vedere nessuno, c’è qualcosa che non va.
Non prova più attrazione verso il partner Dopo la gravidanza c’è sempre un periodo in cui la neomamma non ha voglia di rapporti sessuali. Ma restano i momenti di tenerezza. Per questo deve fare insospettire il rifiuto di ogni tipo di affetto, compreso il semplice bacio sulla guancia. E, ancora di più, se questo atteggiamento riguarda anche il bambino.
Russa in gravidanza Nell’ultimo trimestre prima del parto il peso della pancia può far sì che la donna russi. Se è una cosa leggera non è un problema. Diverso è il discorso se il rumore è fragoroso e dura tutta la notte. Gli studi infatti hanno evidenziato un legame tra questo disturbo del sonno e la depressione post partum. Le ragioni? Russando si verificano ripetuti microrisvegli in grado di provocare uno stato di stress che, nelle donne predisposte, può scatenare la malattia.
L’ansia la attanaglia Con la 32esima settimana iniziano la gioia e la voglia di stringere finalmente fra le braccia il proprio bambino. Certo, di tanto in tanto capitano i momenti di preoccupazione e una notte di insonnia, ma niente di più. Anche perché con l’ottavo mese l’organismo entra in un vero e proprio stato di quiete grazie all’assenza di picchi ormonali. Deve scattare l’allerta quando a farla da padrone sono l’ansia e l’insonnia, e la donna non prova neppure il desiderio di preparare la valigia o il corredino.
Da Donna Moderna
La ricerca Studio sull’effetto del COVID-19 sul benessere delle donne dopo il parto promossa della Sapienza Università di Roma si propone di esplorare l’impatto dello stress da COVID-19 sul benessere delle donne nei sei mesi successivi al parto.
Durante la gravidanza e dopo la nascita del bebè può succedere di soffrire di ansia o depressione. Disturbi che, se non trascurati, possono essere risolti. Ma solo chiedendo aiuto. Per il benessere della mamma e del suo bambino.
Intervistata di recente, Alanis Morissette ha confessato di aver sofferto di diversi aborti spontanei e di depressione post-partum. La cantautrice canadese, a 45 anni, è in attesa del terzo figlio, fortemente desiderato.
No, fare un figlio non è una battuta d’arresto. Al contrario, è un’assenza che migliora le competenze e permette di acquisirne di nuove, indispensabili al mercato del lavoro. Alcune aziende, in Italia, lo hanno già capito. Ecco perché conviene, oggi, adottare una nuova cultura del lavoro dalla parte delle mamme