Telefonini e sms fanno da tempo parte del nostro vissuto quotidiano, ma possono essere utili anche a fini terapeutici, ad esempio per la depressione post partum? E’ quello che sostiene una ricerca della Saint Louis University of Medicine pubblicata sul JMIR Journal.
Alcune neomamme hanno ricevuto quattro volte la settimana, per sei mesi, sms di sostegno oltre ai servizi di consulenza tradizionali.
Gli sms sono stati di tipo informativo (es. “il fumo è dannoso per te e per tuo figlio, vuoi che ti chiamiamo per un aiuto?” oppure “Tra N giorni dovresti fissare l’appuntamento con il pediatra”), oppure di tipo motivazionale (es. “il ringraziamento per le azioni che facciamo per gli altri è desiderabile ma non garantito. Festeggia ogni tuo successo, piccolo o grande che sia”), e anche di terapia cognitivo-comportamentale (es. “non possiamo decidere quello che gli altri fanno o dicono, ma su come possiamo rispondere. Chiama il numero 123 per un aiuto”).
La ricerca si è svolta tra il 2012 e il 2014 e ha riguardato 54 neomamme; In totale sono stati inviati 4790 sms.
E ha funzionato: grazie agli sms le mamme si sono sentite meno sole e non abbandonate, sono state motivate e hanno ricevuto conforto.
Gli sms costano poco e sono semplici da utilizzare, e possono fornire un valido aiuto in combinazione con la psicoterapia.
Per maggiori informazioni è possibile consultare lo studio qui.
La ricerca Studio sull’effetto del COVID-19 sul benessere delle donne dopo il parto promossa della Sapienza Università di Roma si propone di esplorare l’impatto dello stress da COVID-19 sul benessere delle donne nei sei mesi successivi al parto.
Durante la gravidanza e dopo la nascita del bebè può succedere di soffrire di ansia o depressione. Disturbi che, se non trascurati, possono essere risolti. Ma solo chiedendo aiuto. Per il benessere della mamma e del suo bambino.
Intervistata di recente, Alanis Morissette ha confessato di aver sofferto di diversi aborti spontanei e di depressione post-partum. La cantautrice canadese, a 45 anni, è in attesa del terzo figlio, fortemente desiderato.
No, fare un figlio non è una battuta d’arresto. Al contrario, è un’assenza che migliora le competenze e permette di acquisirne di nuove, indispensabili al mercato del lavoro. Alcune aziende, in Italia, lo hanno già capito. Ecco perché conviene, oggi, adottare una nuova cultura del lavoro dalla parte delle mamme